Ad esempio a noi piace il SUD #3

Da sempre è esistito un gap tra il Sud Italia e il Centro-Nord, è innegabile. Ma siamo proprio sicuri che questo gap interessi tutti i settori produttivi, tutte le realtà e tutti periodi?

La Sicilia, ad esempio, è una delle regioni che ha numeri impressionanti sui suoi settori strategici. Ha circa l'11% della popolazione che lavora nel settore agricolo. Negli anni ’50 del XX secolo questa percentuale arrivò a toccare quasi il 50%, poi si è ridotta significativamente negli ultimi decenni, ma ancora oggi circa tre quarti della superficie siciliana è utilizzata esclusivamente per uso agricolo, producendo circa il 60% di arance e mandarini, il 90% dei limoni di tutta l’Italia e circa la metà di tutti gli agrumi che raggiungono le nazioni vicine provengono esclusivamente dalla Sicilia. Altro dato significativo riguarda la coltivazione e la produzione di circa nove milioni di ettolitri di vino, corrispondente al 15% della produzione totale italiana. E ancora, le aziende zootecniche nel decennio 2000-2010 sono cresciute del +6,3% contrariamente alla tendenza nazionale del -41%, in base ai dati dell’ultimo censimento ISTAT del 2011.

Questi sono numeri che danno l’idea di quanto può essere cruciale sostenere e far crescere, con investimenti mirati e strutturali, sia questi settori (agroalimentare, zootecnico e vinicolo) che quello turistico, strettamente collegato ai primi, anche per la promozione di paesaggi, tradizioni, sapori, luoghi e siti di quello straordinario patrimonio ricco di storia e cultura millenaria che spesso non siamo stati bravi a valorizzare.
Da sempre, così come sono esistite le difficoltà, si sono susseguite anche le promesse di investimenti, sviluppo e di crescita, da varie parti.
Negli ultimi tempi, alcuni di questi investimenti, hanno prodotto dei risultati importanti, che tutt’ora continuano ad rappresentare opportunità di crescita e di sviluppo sia per la Sicilia che per l’intero Paese.



Viene in mente, ad esempio, il Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia, che oggi è una società partecipata dalla Regione Siciliana, da centri di ricerca e da imprese che operano in diversi settori dell’economia, che nasce nel 1991 come modello virtuale per l’intera Regione e il Sud Italia, e diventa nel 2001 una struttura organizzativa consolidata e in grado di integrare, coordinare e valorizzare una rete operativa, con progetti e relazioni tra i diversi attori pubblici e privati, capace oltretutto di attirare investimenti esterni. I settori di interesse su cui opera il Parco sono sia l’Agroalimentare, l’Ambiente e i Beni Culturali, che quelli emergenti ed in continua crescita come le Tecnologie per la Società dell’Informazione, le Biotecnologie applicate, le Bioenergie e Materiali Innovativi. Inoltre questa società coordina il Distretto Biomedico regionale che coinvolge 51 soggetti tra imprese, centri di ricerca e parchi scientifici, tra i quali tre delle aziende del Parco si occupano di ricerca su farmaci e vaccini.

Questa, come altre realtà, rappresentano il principale motore dell’innovazione, della ricerca, della competitività e della promozione della cultura tecnologica, oltre ad essere anche luoghi di formazione, di opportunità lavorative per parecchi giovani e di crescita per tante delle realtà presenti su uno dei territori più controversi di questa periferia d’Europa.
In passato si è fatto, si sta continuando a fare anche oggi e con fatica si raccolgono dei frutti, ma sicuramente tutto ciò non basta, si può e si deve fare di più.

In questi mesi, anche il Governo Renzi, ha dato avvio ad un concreto processo di investimenti mirati, ad esempio con i “Patti per il Sud”, con cui la Sicilia avrà 5,7 miliardi da destinare a varie opere pubbliche, con 1100 progetti da realizzare in 343 comuni, che interesseranno i settori di Turismo e Cultura, Infrastrutture, Sviluppo economico ed attività produttive, Ambiente, Sicurezza e legalità. Questi finanziamenti, se utilizzati bene, potranno incidere positivamente sullo sviluppo della Sicilia e non solo, favorendo inoltre la possibilità di attrarre ulteriori investimenti futuri.

Oltre a questi investimenti strategici però, non è da sottovalutare il grande sforzo che stanno facendo i piccoli comuni siciliani, i loro sindaci e le amministrazioni locali che hanno dato vita a quei 1100 progetti, ma anche ad altre realtà virtuose che continuano ad evolversi in tanti territori. Una di queste, chiaramente emblematica, è presente nel piccolo comune di Troina, situato nell’entroterra ennese, che da territorio di contrasto tra i clan mafiosi, come spesso viene descritto dalle cronache locali, è divenuto il primo comune siciliano ad istituire un fondo di microcredito da 300mila euro destinati alle piccole imprese del territorio (25mila euro per ogni istanza presentata). Una minuscola realtà, che nasce a seguito ad un altro ancor più piccolo investimento, voluto fortemente dall’amministrazione dello stesso Comune (42mila euro totalmente a carico dell’Ente) destinato alla costruzione di un HUB, un incubatore d’impresa, che ha permesso a tante imprese e giovani, di sviluppare piccoli progetti e idee imprenditoriali nate dalla sperimentazione di nuovi modelli produttivi. Dopo Troina, anche altri comuni dell’ennese e non solo, hanno avviato le procedure di richiesta all’Ente Nazionale per il Microcredito per la creazione di altri fondi per i loro rispettivi territori.

Dunque, sono veramente tante le opportunità e le sfide che la Sicilia, come tutto il Meridione, devono saper cogliere e sfruttare al massimo da qui ai prossimi anni, coniugando insieme piccole e grandi opere, micro e macro investimenti. Perché la Sicilia e tutto il Sud, possono crescere solo se si sostengono tutte le realtà che vanno dalla piccola impresa di Troina, alla grande opera di scavo che dopo tanti anni di ricerche, finalmente potrà riportare alla luce l’antico Teatro greco-romano di Akagras, adiacente alla meravigliosa Valle dei Templi di Agrigento.

Calogero Aquila

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