Senza il Sud l'Italia non riparte.

L'anticipo del rapporto annuale dello Svimez ha riportato al centro del dibattito nazionale il tema del Mezzogiorno. I numeri descrivono un Sud sempre più lontano dal Nord e dall'Europa, descrivono le difficoltà e le condizioni di una terra abbandonata a sé stessa per troppo tempo. In un anno e mezzo di governo Renzi il Mezzogiorno non è stato al centro del dibattito nazionale, o meglio non è stato inserito tra le priorità del Governo, eppure il tema dello sviluppo e della crescita del Mezzogiorno non è meno importante della riforma Rai o della Scuola solo per citarne alcune. Malgrado la non centralità, diverse sono state le crisi aziendali risolte ultima tra questa la Whirpool, a Melfi la Fiat ha riniziato a produrre e ad assumere, particolare attenzione è stata data al caso Ilva, diversi sono i contratti di sviluppo sottoscritti da Invitalia e notevole è stata l'azione del Fondo Strategico d'Investimento che sta cercando di orientare gli investimenti stranieri al Sud.  Sono piccoli passi, piccole azioni che servono a ridare fiato ad una terra che da tempo ha smesso di credere alla forza innovatrice della politica e ad avere fiducia nello Stato.                        
Nonostante il segno più del Pil dopo tanti anni di segno meno, al Nord come al Sud la disoccupazione aumenta e gli incentivi e le nuove regole introdotte col Jobs Act sembrano solo un palliativo.            
Il ministro Del Rio durante un'intervista qualche settimana fa ha dichiarato che è pronta una "Grande officina del Sud", 70 miliardi di investimenti(40 miliardi di € di fondi Ue e 30 miliardi di € di fondi italiani del Fondo sviluppo e coesione) e che entro l'estate sarà chiuso un accordo di partenariato con la Ue che prevede degli investimenti in settori mirati. Il segretario Renzi ha convocato una direzione Pd ad hoc lunedì 3 agosto.
Spetta al Pd giocare e vincere la partita del rilancio del Sud e dell'Italia. Il Pd dal primo giungo governa tutte le Regioni del Sud, oltre 21 milioni di cittadini che hanno affidato alla nostra classe dirigente il futuro e la speranza di un pezzo d'Italia. Bisogna stipulare con Governo, Regioni, Comuni e forze sociali e produttive un patto per il Sud. Serve un crono programma, così come è stato fissato per le riforme, sulle opere da realizzare e gli obiettivi da raggiungere. Il voto delle europee e il voto delle regionali sono un voto di speranza, ma la speranza senza la concretezza della politica diventa rassegnazione e rifiuto nei confronti di una politica che non decide e che rimane arroccata nel palazzo.                                                                                             
Il Sud ha bisogno di investimenti pubblici, non a pioggia, ma mirati che servono per ridurre il gap infrastrutturale e di competitività con il resto del Paese e dell'Europa. Non possiamo intitolare il FrecciaRossa 1000 a Pietro Mennea, la freccia del Sud, se l'Alta Velocità si ferma a Salerno; non possiamo trasportare le merci sui treni se il tempo di percorrenza è più lungo rispetto a quello percorso negli anni '80; non possiamo attrarre turisti se la SS 106 Ionica nella zona dell'alto cosentino e del crotonese è ancora quella costruita da Mussolini; non serve investire nei porti per l'ammodernamento di quest'ultimi se poi le merci una volta arrivate in porto non sanno dove andare perché stanno più tempo sui camion o sui treni che in mare.
Possiamo continuare a liberalizzare il mercato del lavoro e a concedere sgravi fiscali ma se un territorio non ha infrastrutture, le imprese una volta prodotte le merci come le smistano in Italia, in Europa, nel mondo se i collegamenti sono quelli che sono?
Se da un lato serve ridurre il gap infrastrutturale, dall'altro serve un maggior coordinamento tra Invitalia e Fondo Strategico per attrarre capitali stranieri e cercare di creare un ambiente favorevole nei confronti degli investitori e delle imprese, semplificando e sburocratizzando le procedure.
Per fare ciò occorre individuare dei settori su cui investire e puntare, serve una politica industriale di medio e lungo periodo in modo da poter creare buona occupazione, creare delle sinergie e dei partenariati con le università, gli enti di ricerca del territorio, i poli d'eccellenza.

Per fare ciò serve l'impegno di tutto il partito, del  premier - segretario Renzi per ridare speranza e fiducia a tutte le persone che hanno deciso di restare, di ritornare, di investire qui. Lo dobbiamo prima a loro e poi all'Italia, perché senza il Sud l'Italia non riparte.

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