Ad esempio a noi piace il SUD #8
C’è un pregiudizio che lega la Calabria nell’opinione comune al passato, ai rituali ancestrali della ‘ndrangheta consumati nel cuore oscuro dei boschi dell’Aspromonte, ai decenni di ritardi accumulati a causa di una classe dirigente che si è servita di questa terra bellissima più che servirla.
Buio e passato.
Un racconto mainstream nella cultura italiana utile alla politica nazionale per continuare ad affrontare il Sud e la questione meridionale come un problema da risolvere. L'ennesimo punto dei programmi di governo che si sono susseguiti nel tempo. Nei periodi più fortunati, la missione di qualche Ministero.
Buio e passato.
Un racconto mainstream nella cultura italiana utile alla politica nazionale per continuare ad affrontare il Sud e la questione meridionale come un problema da risolvere. L'ennesimo punto dei programmi di governo che si sono susseguiti nel tempo. Nei periodi più fortunati, la missione di qualche Ministero.
Vi racconto una storia.
Anzi due.
Stefano è un giovane
28enne che subito dopo la laurea in Economia decide di “tornare alla terra”,
dedicarsi all’agricoltura, nel luogo dove qualcuno sta tentando di far nascere
la discarica più grande
d’Europa (poi saggiamente
bloccata dal centrosinistra appena arrivato al governo).
Cosi nasce a San Floro
(CZ) il primo “Orto di famiglia”: il luogo dove, da qualche anno, più di cento
persone possono recarsi a raccogliere verdure di stagione, rigorosamente bio,
in cambio di una quota annuale. Un esperimento riuscito prima che partisse una
sfida ancora più avvincente: costruire il primo mulino a pietra naturale per
macinare esclusivamente Grani Antichi bio recuperati dalla tradizione. Ma per
poter investire servono risorse e cosi pensa bene di lanciare una campagna di
equity crowdfunding su Facebook. Il risultato? 500 mila euro raccolti e un
sogno che si realizza il 31 Gennaio.
Giorgio, Emilio e Francesco, finita l’università,
impiantano nel 2001, in un bilocale di via degli Stadi a Cosenza, VpTech, una
start-up specializzata in sicurezza informatica che, dopo essersi fusa nel 2010
con Value Team, l’anno dopo entra nella galassia di Ntt Data, un colosso nel
mondo dell’ICT.
Oggi la sede calabrese, specializzata
in innovazione tecnologica è prima delle sette sedi in Italia, è diventata il
terzo centro di innovazione della compagnia dopo Palo Alto e Tokyo. Nella
collina di Rende, lavorano duecento ingegneri e oltre la metà ha
meno di 30 anni. Quasi tutti hanno studiato all’Università della
Calabria, tra le prime 100 al mondo in Computer Sciences.
Queste sono solo due tra le tante
esperienze di innovazione e successo che negli ultimi anni si sono affermate in
Calabria.
Dove le università,
pur barcamenandosi tra i mille ostacoli provenienti da un decennio di tagli
lineari e mancate riforme, accolgono oggi un ecosistema che dai Contamination
Lab di Reggio Calabria e Cosenza, agli incubatori d’impresa come Technest,
provano, riuscendoci brillantemente, a coniugare formazione, ricerca e impresa.
C’è una consapevolezza crescente: la
costruzione di un futuro diverso per la nostra regione passa da un investimento
sulle sue energie migliori.
Non a caso la Giunta Oliverio ha
inserito tra i primi atti della nuova programmazione comunitaria, entrata da
qualche mese nel vivo della sua fase attuativa, due grandi progetti strategici
legati al mondo dell’innovazione, con interventi specifici per le start-up, e
della formazione, con provvedimenti importanti sul diritto allo studio, a cui
sono destinati complessivamente oltre 210 milioni di euro fino al 2020.
A voler confermare l’idea che per
rilanciare l’economia della Calabria, per permetterle di competere sul mercato
globale, serve scommettere sull’apporto dei più giovani e garantire ai
calabresi di domani una formazione all’altezza delle loro ambizioni, a
prescindere dalle loro condizione economiche di partenza.
Quando Oreste mi ha chiesto di provare
a descrivere una Calabria diversa, non ho avuto dubbi. Era questo il volto che
avrei voluto raccontarvi. Perché è quello che non affascina i media nazionali,
troppo distratti dai loro pregiudizi e spesso non attrae neppure una certa
politica, intenta a riprodurre il racconto di una terra in cerca di
assistenzialismo senza speranze ed in attesa di eroi che possano salvarla.
Credo invece che le cose stiano
cambiando. C’è una grande voglia di riscatto, c’è lavoro quotidiano e silente
volto a costruire le condizioni per quel riscatto. C’è in tanti, tantissimi, il
desiderio di porsi al servizio di una terra bellissima e farla rinascere
accompagnandola nel cambiamento. Per prendere poi per mano l’Italia e portarla
fuori da questa crisi senza fine. Spetterà al Sud questa missione, anche se
qualcuno fatica ancora ad ammetterlo. Io ne sono convinta da sempre.
Anna Pittelli
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