In Europa l'Italia vota contro l'Italia


Quanto successo in questi giorni all’interno del Parlamento Europeo (riunito in videoconferenza) per quel che riguarda il nostro Paese è a dir poco surreale.
L’Italia è stato il primo Paese europeo ad essere colpito dal coronavirus ed oggi insieme a Spagna e Francia in Europa è uno dei Paesi più in difficoltà.
Sin da subito il nostro Paese ha chiesto un maggiore protagonismo alle istituzioni europee in modo da poter fronteggiare una crisi sanitaria, ma anche una crisi economico e sociale senza precedenti.
L’Europa, dopo un’iniziale traccheggiamento, con l’aggravarsi dell’emergenza e il diffondersi del virus è intervenuta a sostegno degli Stati membri con una serie di misure, alcune del tutto nuove ed eccezionali.
Provo a ricordare le più significative: la BCE ha programmato una campagna di acquisto di titoli di Stato fino a 900 miliardi di euro; la Commissione europea ha sospeso il Patto di stabilità e crescita (ergo si può sforare il tetto del 3% di deficit); ha ammorbidito le regole sugli aiuti di Stato per le imprese in difficoltà, ha dato il via libera per l’utilizzo di fondi strutturali (non spesi) senza vincoli di co – finanziamento, ha deciso un programma temporaneo di assistenza finanziaria per contrastare la disoccupazione generata dalla pandemia, il c.d piano “SURE” per un importo pari a 100 miliardi di euro.
La Banca europea degli investimenti (BEI) ha messo sul tavolo 25 miliardi di euro di garanzie in modo da garantire un programma di finanziamento di 200 miliardi di euro per sostenere le PMI in difficoltà.
L’Eurogruppo ha poi concordato di mettere a disposizione, dei Paesi che ne facessero richiesta, fondi per 240 miliardi di euro del MES per interventi sanitari diretti e indiretti, con la sola condizionalità che siano utilizzati per questo scopo.
Sempre nella riunione dell’Eurogruppo è stato poi accettata la proposta francese, sostenuta anche dall’Italia e da altri Paesi, di creare il “Recovery Found” ovvero un fondo per la ripresa collegato al budget dell’UE, da finanziare con strumenti innovativi, anche con l’emissione di bond comuni.
In vista del Consiglio europeo del 23 aprile l’Italia invece di fare squadra si è spaccata in polemiche spicciole e sterili con uno scambio di accuse tra opposizione e governo. Uno scambio di accuse che si è svolto prima in Italia e poi a livello sovranazionale.
Allo scambio di dichiarazioni particolarmente accese dei giorni scorsi, infatti si è arrivati al voto in aula a Bruxelles che ha certificato le spaccature di una classe dirigente che sembra non essere all’altezza della situazione.
Nel voto di ieri l’Italia, all’interno del Parlamento europeo, ha riprodotto in sede europea le spaccature interne.
A livello di maggioranza: PD e Italia Viva hanno votato compatti a favore della risoluzione, i 5stelle si sono distinti dalla maggioranza e anche tra di loro, dieci eurodeputati si sono astenuti, tre hanno votato contro, uno non ha partecipato al voto; per quanto concerne l’opposizione: Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro, Forza Italia invece ha votato a favore.
Con la risoluzione di ieri il Parlamento invita la Commissione europea "a proporre un massiccio pacchetto di investimenti per la ripresa e la ricostruzione a sostegno dell'economia europea dopo la crisi, che vada al di là di ciò che stanno già facendo il meccanismo europeo di stabilità, la Banca europea per gli investimenti e la Banca centrale europea e che si inserisca nel nuovo quadro finanziario pluriennale".
Chiaramente si tratta di una risoluzione non vincolante che però allo stesso tempo dà un messaggio chiaro a Commissione e Consiglio sugli strumenti e le misure da adottare e un mandato forte al Presidente del Parlamento Europeo.
L’Italia non è stata in grado di fare squadra, ha usato il voto in modo strumentale.
Insomma in Italia chiediamo all'Europa di fare meglio e di più e poi quando l’Europa si impegna a fare di più ognuno va per conto suo?
Il voto di ieri purtroppo non dà forza e spinta al nostro Paese in vista della difficile trattativa che ci sarà il 23 aprile in seno al Consiglio europeo.
Ma come pensiamo di poter convincere i paesi nordici, Olanda e Germania in primis, se non riusciamo ad essere compatti e coesi tra di noi?
E’ così che l’Italia vuole difendere il proprio interesse nazionale in sede europea?
Quale credibilità ha questa classe dirigente difronte all'opinione pubblica italiana ed europea?
La palla ora passa al Consiglio europeo. Speriamo che la nostra classe dirigente si dimostri di essere all'altezza della situazione e della sfida, perché è in gioco non soltanto un accordo per superare la crisi e l’emergenza ma il futuro dell’Europa e del nostro Paese. E questo vale più di un punto decimale di un sondaggio e di un like o di una condivisione sui social.

Commenti

  1. Facciamo già parte dell'europa non dobbiamo convincere nessuno.....forse dovremmo convincerci che non possiamo essere sempre "dipendenti" dalla germania.

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