Cambiare lo Statuto per rafforzare il PD

Il 3 marzo, un anno dopo la sconfitta elettorale del 2018, il PD ha convocato le primarie per eleggere il nuovo segretario e l’assemblea nazionale.
I candidati in campo sono 6 : Boccia, Corallo, Giachetti, Martina, Saladino, Zingaretti.
Tre candidati avevano annunciato la loro candidatura (Richetti, Minniti e Damiano), ma tutti e tre si sono ritirati.
Ad ora ci sono molte interviste e dichiarazioni dei candidati alla segreteria ma dei programmi ancora non c’è traccia.
Spero che al centro dei programmi oltre al progetto e alle idee per il Paese ci sia anche un progetto di riforma del partito. Purtroppo si parla sempre di tutto ma non si parla mai del partito. Certo, si tratta di un argomento che interessa a pochi e soprattutto non interessa ai cittadini, ma servono delle idee e un programma anche su questo tema che certamente non può essere considerato un tema secondario in un congresso di partito.  
La crisi dei partiti socialdemocratici ha coinvolto anche il PD in Italia, ma ad essere in crisi in Europa sono tutti i partiti tradizionali.
Una crisi di sistema e di rappresentanza che deve mettere in guardia tutti, perché mette a rischio l’Europa e le democrazie liberali per come le abbiamo conosciute.
Ma torniamo al PD e al suo Statuto il quale, 11 anni dopo la sua approvazione,
forse meriterebbe una revisione.


Al netto dell’eterna discussione sulla coincidenza tra premiership – leadership, oggi servirebbe a mio avviso una discussione sui seguenti punti:

1.      Composizione assemblea/direzione: serve un taglio netto dei componenti di questi due organismi.
L'assemblea è composta da 1000 persone elette in liste collegate al candidato a segretario nazionale.  A questi si aggiungono i 100 componenti eletti dai parlamentari nazionali ed europei aderenti al Partito Democratico. Inoltre l’Assemblea Nazionale può essere integrata a sua volta da 300 persone elette dagli elettori contestualmente all’elezione delle Assemblee regionali secondo le modalità indicate dagli statuti e da un numero variabile di componenti espressione delle candidature alla Segreteria nazionale non ammesse alla votazione presso gli elettori.
Al netto delle integrazioni e dei membri di diritto, 1000 e più componenti sono un’esagerazione, sono più del numero dei parlamentari che volevamo(giustamente) ridurre. Serve una riduzione del 50/60%, per rendere l’Assemblea un luogo di collegamento e di confronto tra partito e territori, e non il luogo in cui si concretizza la democrazia dell’applauso e dove la gente prende la parola sperando di diventare virale in rete o di finire in qualche tg/giornale.
La direzione è composta da 120 membri eletti dalla Assemblea Nazionale. A questi si aggiungono i 4 membri eletti dalla circoscrizione estero, i 28/29 membri di diritto e i 20 membri nominati dal segretario nazionale. Totale 172/173. Ora come può un organo con 172 membri essere l’organo di esecuzione degli indirizzi dell’Assemblea nazionale ma soprattutto organo d’indirizzo politico? Alla fine diventa il solito luogo, l’ennesimo, dove i dirigenti si parlano addosso. Qui oltre che la drastica riduzione dei numeri, occorre un vero e proprio ripensamento dell’organo direzionale del partito. Lo stesso ragionamento dovrà applicarsi agli organismi territoriali.
2.      Circoli. Lo Statuto prevede tre tipi: territoriali, ambiente/studio, online. Bisogna ripensare anche il ruolo dei circoli, un tempo antenne e megafono del partito nel territorio, oggi sempre più vuoti di persone e di idee. Serve una promozione delle buone pratiche e un maggiore coordinamento tra i circoli stessi avvalendosi anche degli strumenti digitali. Quanto ai circoli online, esiste un regolamento approvato dalla direzione nazionale ma tutto è rimasto lì. Sulla rete dobbiamo ridefinire il nostro ruolo e la nostra presenza, serve realizzare quella che, per semplificare, chiamerei la PD “Community”.
3.      Segretari regionali. Eliminare le primarie per l’elezione dei segretari e delle assemblee regionali.
4.      Conferenza programmatica. Occorre rendere la Conferenza Programmatica un’occasione annuale di confronto e di approfondimento. Ad oggi è stata organizzata, se non ricordo male, soltanto una volta, a Napoli nel 2017.
5.      Centro Studi/Fondazione. Siamo l’unico grande partito socialdemocratico europeo a non avere un proprio centro studi/fondazione. Abbiamo bisogno invece di un luogo di elaborazione e studio permanente per essere sempre al passo con le sfide e le innovazioni che attraversano la nostra società.
6.      Formazione politica. Serve un investimento sulla formazione delle classi dirigenti, se non vogliamo classi dirigenti improvvisate ma formate e preparate è bene investire in formazione. Non possiamo fermarci a Classe Dem, una bella esperienza ma poco formativa. Bisogna insieme ai gruppi parlamentari, le fondazioni e associazioni a noi vicine costruire una scuola nazionale permanente.
7.      Finanziamento. Con l’abolizione del finanziamento pubblico, il calo del tesseramento e i mancati versamenti di alcuni eletti le finanze del partito a tutti i livelli sono in rosso.
Occorre redistribuire in maniera più equa 2x1000 e rivedere quote di tesseramento, lasciando più soldi ai territori, partendo soprattutto dalle federazioni/unioni regionali più in difficoltà.

Questi ed altri temi dovrebbero stare al centro della nostra discussione, anche perché si tratta di una riforma e di una rivisitazione ormai ineludibile. Chiaramente i punti possono essere arricchiti ed integrati, sono degli spunti di riflessione che però rappresentano una buona base di partenza per una seria discussione sulla riforma del nostro partito.  
Solo partiti rinnovati, ma strutturati e presenti nella società possono fermare l’ondata populista che avanza in Italia e in Europa. Del resto come ricordava un grande costituente e dirigente politico italiano “i partiti sono la democrazia che si organizza”, senza partiti e corpi intermedi la democrazia è più debole e fragile e quindi più soggetta a richiami populisti o qualunquisti. Occuparsi del loro funzionamento e della loro organizzazione vuol dire occuparsi del sistema democratico di un Paese.

Oreste Sabatino
Segretario provinciale GD Pisa


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