Ad esempio a noi piace il SUD #6

Molise, una regione piccola, con un territorio collinare che, se ben sfruttato, potrebbe offrire molte opportunità, eppure da sempre prigioniera di una classe dirigente che non vede più lontano del proprio immediato tornaconto personale.

Trecentomila abitanti, la popolazione residente nell'intera regione. 136 piccoli paesi, con una viabilità che rallenta ogni collegamento, ma con tutta la struttura amministrativa e burocratica che caratterizza una regione.

Un terremoto nel 2002, con 27 bambini morti ed una maestra (per una scuola che il processo ha dimostrato essere stata sopraelevata in violazione delle norme e del buon senso), sfruttato per distribuire mezzo miliardo di euro (1.600€ a testa) in interventi inutili sull'intero territorio regionale: molti con il solo scopo di coltivare il proprio collegio elettorale, altri finiti con fallimenti e contenziosi giudiziari. Nessuna azienda finanziata ha migliorato significativamente l’economia regionale. Un esempio: 8 milioni per un traghetto che avrebbe dovuto collegare Termoli e la Croazia, neppure un’estate di esercizio, poi solo ruggine. Tanti finanziamenti di centinaia di migliaia di euro per interventi che non avevano nessun rapporto con il territorio e che infatti sono evaporati senza lasciare traccia. Sergio Rizzo, Report, La7, bravi giornalisti regionali, tanti hanno studiato il “caso Molise”, un esempio di come non gestire la ricostruzione post-sisma.


L’ultimo rapporto SVIMEZ (2016) fotografa una regione con un tasso di disoccupazione del 14,3%, contro il 12,6% dell’Abruzzo ed il 10,9% italiano. Un PIL pro capite che, fatto 100 quello del centro-nord, si attesta a 64,2 contro il 76 dell’Abruzzo, ma meglio del 53,6 della Puglia. Una percentuale di giovani Neet sul totale degli abitanti che si attesta al 6%, come il vicino Abruzzo, meno del 8,3% della Puglia.
Allarmante è il dato della percentuale di individui a rischio di povertà: un molisano su 3 è a rischio povertà, (32,6%) dodici punti più dell’Abruzzo (20,8%). E la stessa situazione si ripete se si guarda alle famiglie: nel 2015 le famiglie povere sono il 21,5% del totale, contro l’11% Abruzzo e peggio del 18,7% della Puglia.
Guardare ai dati ISTAT permette di approfondire questo quadro ed analizzarne alcune dinamiche.                     

La popolazione, stabile a 320 mila abitanti dal 2004 al 2011, in un paio d’anni è calata a 312 mila persone (meno 2,5%), a confermare che è ripresa con forza l’emigrazione verso il nord.
Il reddito medio, pari a 28.303€ nel 2014, in linea con il sud, ben al di sotto dei 36.807€ del centro.                    

Una distribuzione delle fonti di reddito che vede rispettivamente il lavoro dipendente, quello autonomo e quello finanziato con fondi pubblici nelle percentuali di 31%, 16% e 53%, contro il 43%, 11%, 43% della media del sud. 116.000 gli occupati, contro i 123.000 del 2008 (-6%), di cui 31.000 nel manifatturiero, 10.000 in agricoltura ed il restante in servizi e commercio.

I dati fotografano una regione che da tempo avrebbe richiesto politiche lungimiranti, ma che ha visto troppo spesso amministratori attenti solo all'immediato, in cui la crisi economica degli ultimi anni ha aggravato problematiche già esistenti.

Le infrastrutture: sostanzialmente assenti. Una linea ferroviaria ancora non elettrificata (richiede un treno con motore Diesel), con un percorso che si perde tra le colline, rende lenti i trasporti delle persone ed impossibili quelli delle merci e taglia fuori Campobasso anche dal percorso dei treni Intercity. E la viabilità stradale costituita dalle le vecchie strade provinciali ed un’unica strada che attraversa la regione e collega con l’autostrada, una sola corsia per senso di marcia. Ed opere incompiute o fatte così lentamente da far rimpiangere i tempi in cui si lavorava a mano, come i quasi 40 anni per una strada di 7km per collegare Campobasso alla fondovalle.

Ed un dissesto idrogeologico che ogni anno si porta via qualche pezzo di strada, figlio di un territorio abbandonato dall'agricoltura e della carenza di interventi di manutenzione. E così cartelli di pericolo e limiti di velocità spesso sono l’unico intervento messo in atto per “ripristinare” la viabilità.

Il decentramento deciso dalla riforma del titolo V non ha aiutato, è stato l’occasione per creare nuovi sprechi (il Molise ha aperto una sede a Bruxelles!) ed ha posto una regione così piccola di fronte a scenari impossibili da gestire.

E aziende private che negli anni sono entrate in crisi, hanno attinto a piene mani dai fondi regionali e nonostante questo, hanno finito per chiudere. Vicende che altrove si confondono nella cronaca, ma che in una regione così piccola, cambiano la sorte di interi centri abitati.
Ma nonostante ciò, ci sono tante realtà che continuano ad impegnarsi ed innovare per trovare mercati, investendo sulla qualità e su un territorio che se sfruttato in modo coerente alle sue caratteristiche può dare importanti opportunità turistiche o di agricoltura di qualità.

Come “La Molisana”, pastificio che dopo anni di travagliate vicende societarie ed un fallimento, vende pasta di qualità in molte catene della grande distribuzione italiana. O lo stabilimento Fiat di Termoli, che ha resistito alla ristrutturazione conseguente alla nascita di FCA.

Come i produttori di vino che, con la loro qualità e l’insistenza su vitigni autoctoni, stanno conquistando fette di mercato, così come per l’olio d’oliva. Come le aziende agricole che producono formaggi che meriterebbero di essere messe in rete per crescere e farsi conoscere da un pubblico più vasto.

Come il Museo del paleolitico di Isernia o i siti archeologici di Altilia Saepinum o Pietrabbondante, ben conservati nonostante decenni di incuria ed indifferenza, ma sconosciuti ai più.

O come le stazioni sciistiche di Capracotta e Campitello Matese, che con qualche investimento, anche in promozione, e con dei collegamenti stradali migliori potrebbero tenere testa alle località di Abruzzo e Lazio.

Una regione che potrebbe ritagliarsi un futuro migliore, se la politica si occupasse di mettere in piedi le infrastrutture necessarie a qualsiasi tipo di sviluppo.  

Ad iniziare dalle telecomunicazioni. La fibra ottica è disponibile da solo un anno e solo a Campobasso, nei comuni più piccoli si hanno problemi anche ad avere una semplice linea ADSL domestica, e così diventano problematiche operazioni che per altri sono immediate.

Giuseppe Macoretta

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